GENEFOBIA

 

La genetica offre un supporto alla conduzione del progresso, ma affiora sempre in modo parallelo una fobia delle generazioni verso questo gene che appare sempre più misterioso e difficile da comprendere. 

La paura non è tanto verso questo gene, quanto quella di perdere la propria identità genetica e ridursi a una entità provvisoria e fragile, mentre oggi ognuno vuole essere un assoluto e impenetrabile dio di se stesso. 

Paure che rischiano di accrescere le difese del sè applicando violenza e forze avverse verso chiunque metta in dubbio la genetica già assodata con la tradizione. 

Abbiamo paura del progresso, anche se lo vogliamo. Potremmo dire che vogliamo il nostro progresso, e non quello in quanto tale, per quello che è. 

O è mio, per me, oppure non deve essere. 

La genetica di fondo di ognuno di noi è insomma la superbia della vita, del dire, del fare e del pensare. Il dio della superbia difende il proprio gene a partire dagli umili e dagli ultimi, rendendoli forti a partire dal basso, da dove nessuno si aspetta. 

Per questo intanto regna vittorioso e imperturbato.


NOVITA'


C'è sempre qualcosa che ci attende al varco di ogni bar, di ogni sosta: sia bar laico, che religioso, che mistico e lupanaio. Ogni ritrovo ci insegna che la vita è novità, proprio perchè lì ci andiamo a cercare qualcosa di nuovo, che sia l'ostia o l'ostiare, che sia l'umanità o la divinità, che sian cose concrete o discorsi campati in aria. 

Per questo, la novità si nasconde sempre dietro l'angolo che giriamo ogni giorno, nell'abitudine e nel vizio di sempre. Siamo noi a generare novità, sprizzando dal cuore volontà istintive e voglie sublimi, mescolate in una macedonia di non senso ma di gran gusto, che ci fa approvare ogni mossa nostra e altrui, basta che tutto avvenga nel contesto di una amicizia superficiale, fatta di compagnia e di allegria, che non ci coinvolga al di sopra del 10%. 

Siamo novità nella solita realtà, che si beffa di noi e gioca a nascondino per ricordarci che sotto tutto e tutti giace il divino, assieme a un buon vino.

 

INFORMIAMO


Informiamo senza formare, perchè ogni volta che diamo potere alla formazione, veniamo meno alla nostra possibilità di gestione. 

Quindi, informiamo senza formare, e per lasciare il mondo tale e quale. 

Solo, forse, più pesante a causa delle molte informazioni senza sbocco. Docenti senza cattedra sono i migliori, ma non esistono più, perchè condannati all'eresia del sapere. 

Ma loro avevano in mano anche il sapore, il gusto delle cose del mondo e di dio, e noi non li abbiamo compresi. Allontanandoli da noi, ci siamo condannati all'ignoranza; che, in effetti, ci piace di più della cultura, in quanto ci permette di dire e di fare quello che vogliamo, assolutizzandolo a dogma, che ci sostiene nel piedestallo della falsa umiltà, della quale ci gloriamo indicandola come servizio al prossimo (che stia il più lontano possibile), al mondo (non questo), nella gratuità (ripagata). 

Informiamo il mondo di noi stessi, riducendolo sempre più alla mappa del nostro io, in modo da farci credere e affermare di essere un dio, forse minore, ma pur sempre della stessa identità della superiorità al mondo e agli esseri umani.

 

NELL'ARIA


Che c'è nell'aria? 

Cosa incontriamo ogni volta che la incontriamo? 

La riceviamo, la diamo, la scambiamo, la purifichiamo e la inquiniamo. 

Tutte cose che ci interpellano e ci fanno essere nell'invisibile quello che siamo e che non vediamo. 

Ma a un esame più attento, trattenendo anche solo un attimo il nostro respiro, mamma aria ci richiama con energia alla vita, qualunque essa sia. 

Aria che vaga da casa mia e per la via, ma poi se ne va via, e viene dimenticata. 

Ritornerà? 

Chissà. 

Ma quel che più importa, è che non c'è porta che tenga per tenerla fuori di noi. 

Nell'aria giran non solo foglie al vento, ma anche voci e ricordi, immagini e immaginazioni fatte di astrattezza, ma che nascono dal profondo del cuore. 

Quel cuore che è proprio l'aria ad animarlo, ad amarlo e a odiarlo, ma comunque a muoverlo. 

Nell'aria c'è il fondo di tutto e il profondo di noi, sempre più in aria.

 

TOCCHI

 

Ogni riverbero genera, anche a partire da piccola cosa, una energia in espansione. 

Gratuita, fra l'altro, che non ha ricatto e non richiede alcuna condizione. 

E' la stasi del mistero, che, finchè non lo tocchi, è anemico e astratto; ma con un piccolo e semplice tocco dei tuoi sensi, si apre a portale dorato e rivela, oltre che fuori, anche il tesoro celato dentro il proprio caveau. 

La religione e la filosofia sono due donne che, a seconda di come le accosti, si rivelano esser puttane o amiche del cuore. E noi abbiamo proprio bisogno, come primo bisogno, di sesso? 

O non forse di amore infinito, colto proprio dal tocco dei sensi, e poi lasciato viaggiare per le strade della vita? 

La ricerca di un senso o della sensualità salverà il mondo? E chi se ne frega, finchè, appunto, non ci tocca? 

Il gesto del salvatore è già insito nel subconscio di ognuno: è compito nostro emergere, piuttosto che fare il sub. 

Molto più piacevole la seconda scelta, ma solo la prima garantisce a te stesso amor che a nullo amato...


SERPEGGIA

 

Serpeggia tra noi quell'invisibile ma efficace veleno rilasciato non da vipera, ma dalla bava della lumaca che pian piano ma con costanza, ci viene incontro nei sogni della nostra gioventù, che avanza in parallelo con il nostro invecchiamento. 

La sclerosi viene addolcita da una forma di piacevolezza che come brezza del mattino ci augura sempre il meglio. E nel peggio lo troviamo, questo meglio, perchè più si affonda, più è piacevole riuscire dal fango, per mostrare a tutti che siamo capaci di essere puliti quando lo vogliamo. Ma mai lo vogliamo. 

Perchè sennò, che ne faremmo delle nostre piacevoli voglie e brame? 

Impariamo così a serpeggiare tra le vicissitudini umane, e le presentiamo come assolute, magari a nome di un dio serpente che ci avvolge nelle sue misticità. 

Serpeggia tra noi un senso interiore che non vediamo mai, ma ci ammalia e ci inebria di una droga che sappiamo essere velenosa, ma ci teniamo pronti l'antidoto, in caso fossimo al punto della morte. 

Sogniamo di morire così, tra serpenti velenosi, che sappiamo non ci domineranno mai, perchè in mano nostra è l'antidoto efficace per tutti, ma meno su di noi, che mai lo assumeremo. 

Perchè il viver della morte è molto, molto, troppo bello !


CORONIAMOCI


Coroniamoci correndo alla corsa dei primati, come scimmie ben pensanti e pesanti a seconda dei demeriti, potendo a più non posso di discendere nelle saune umane, dove tutto viene plasmato secondo il nostro subconscio desiderio, che ci permette di pregare e peccare simultaneamente, senza mai dividere, per la paura di dividerci.

Infatti, vogliamo stare sempre uniti come stati uniti alle nostre cose, attaccati alle gonne che stiamo strappando alle nostre donne, per rimetterle su di noi, trasformando le nostre sensualità da naturali a artificiali il più impossibile che si possa, senza contare le innumerevoli volte che ci siamo pentiti senza mai esserlo.

Tacciar la coscienza è la nostra forza, perchè se quella parla saremmo sempre più deboli...e questo mai non sia.